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PLUVITEC VOLLEY LEGNAGO 2021/22

ASD Pallavolo Legnago

1 giu 2022

CRONACA COMPLETA DI UN’ANNATA PASSATA ALLA STORIA.

Settembre 2021. Ci si ritrova nuovamente in palestra, nel solito Pala Frattini. In genere dovrebbero essere trascorsi circa 4 mesi dall’ultima volta, pertanto dopo i canonici 90 giorni di inattività dalle competizioni tra vacanze al mare o tornei estivi la voglia di ricominciare dovrebbe essere alle stelle. Non se sei però nell’epoca del covid e sei pertanto reduce da un’estate trascorsa indoor fino a luglio abbondantemente inoltrato. La notizia principale è quella di essere sopravvissuti alla simulazione pratica di giocare in una serra per i meloni e con il solo Agosto come mese di stacco. Ad onor del vero, la nostra mini stagione era iniziata in Maggio. Siamo infatti campioni regionali in carica della prima e probabilmente ultima ed unica edizione della Coppa Italia di Serie D, che ha sostituito in qualche maniera per la stagione 2020/21 la Serie D regolare a causa della famigerata pandemia. Il 3-0 nella finalissima contro l’Aduna Volley ci ha di fatto spalancato le porte della Serie C, anche se alla fine vengono promosse tutte le prime 4 classificate. La squadra grosso modo viene confermata quasi in toto. Tra gli “anziani” o i “senatori” ci sono ancora Vicentini F, Bissoli G, De Veis e Murari, militi tutt’altro che ignoti di un gruppo storico che nel corso degli ultimi 7 anni ha contribuito a fare il doppio salto dalla Prima Divisione alla Serie C in due piazze diverse (Legnago appunto e la vicina Bovolone). C’è Segala, MVP della finale di Pieve di Soligo che abbandona il ruolo di laterale di posto 4 e rispolvera il patentino per il porto d’armi passando in opposto, dove 3 anni prima a Bovolone era stato autentico pericolo pubblico numero 1 di tutti i palazzetti del Veneto. Due invece le novità, anche se uno tanto novizio non è almeno per la piazza in questione: si aggiungono infatti Persona, dopo una vita trascorsa in B e al ritorno a Legnago anche se in veste di jolly e tappabuchi (dice di essere stufo del volley e di volersi dedicare alla pesca) e soprattutto Valle, celebre martello schiacciatore-ricevitore inconfondibile per la sua profetica barba, veterano della categoria, stimato e valoroso avversario in tante annate e ora finalmente al nostro fianco. Del gruppo “giovane” invece, interamente all’esordio in C, ritroviamo Botez, De Pietri, Bernardinello, Vicentini P, Lanzarotto e Zampa, freschi di primo grande trionfo, con le aggregazioni dal settore giovanile di Ghedini e Zanetti e le presenze bonus di Bissoli F e Tonini. Riconfermati come allenatori anche Vicentini R e Gobbetti. Il mix del roster sembra promettere bene: qualità, talento, mentalità vincente, voglia di emergere anche se l’inesperienza di almeno metà della rosa può giocare brutti scherzi. Essendo nelle vesti della neopromossa, gli obiettivi base che vengono dati sono quelli di una tranquilla salvezza e della crescita dei giovani in rosa, con massima aspirazione un piazzamento di metà classifica, meglio ancora se si riesce ad entrare nella parte sinistra. A dire il vero solo una persona in particolare (che non menzioneremo) spara lì sul piatto un obiettivo altisonante, ma nessuno ci pensa minimamente. Umiltà e volare bassi sono il mantra. Scopriamo in seguito le nostre avversarie del Girone B: tra le strafavorite assolute vengono candidate Lupi Rossi Padova (società neonata che ha fatto una campagna acquisti stile PSG) e Simplast VBV, che ha mancato di un soffio la promozione in B ai play off la stagione precedente. Un gradino sotto i due CUS, con Venezia maggiormente candidata rispetto a Padova. L’onnipresente Treviso, punto di riferimento nazionale del settore giovanile e che a Legnago evoca lontani quanto brutti ricordi. Montecchio, San Donà e Padova tra le altre giovani, le altre promosse dalla D Sefamo e Eagles già affrontate e battute l’anno prima e Belluno, che dopo aver raggiunto la A3 con la prima squadra ha integrato il roster della C con alcuni elementi presenti in B. Si, decisamente meglio pensare a salvarsi e basta. Per prepararci al meglio al campionato disputiamo anche la fase di qualificazione a gironi della Coppa Veneto, dove troviamo Montecchio (avversaria in campionato), i pari categoria di Verona ma inseriti nell’altro girone e le formazioni di Serie D di Montorio, Cavaion e Occhiobello. A livello di risultati va bene, si ottengono infatti dei facili 3-0 con Occhiobello e Cavaion, un 3-1 con Montorio e un 2-3 esterno con Montecchio, con unica macchia la sconfitta al tie break nel sentito derby con Verona. Il totale frutta un secondo posto, che vale la qualifica agli ottavi di finale da giocare in casa di nuovo contro Verona e con in palio un posto per la Final8 di Caorle. A livello fisico invece è una strage: se l’obiettivo era quello di acquistare forma e ritmo partita, si segnalano invece una serie di infortuni uno in fila all’altro, che si aggiungono a quelli già presenti da lunga data, con il risultato di scendere in campo per la prima di campionato totalmente affettati. Ma prima di parlarne, giusto fare una premessa. A volte capita, nel corso di un campionato, che ci siano dei segnali. Non hanno una frequenza regolare, non hanno una spiegazione logica. Sono eventi, situazioni, alla quale ci si trova di fronte. Eventi che hanno il potere di cambiare il corso e la storia di alcuni set, talvolta di alcune partite, addirittura di alcuni campionati. C’è chi sostiene che la fortuna non esiste e che sia l’opportunità ad incontrare il talento, altri affermano che la fortuna va cercata e creata. Quel che è sicuro, è che servono bravura, furbizia e perspicacia nel capire quando questi “segnali inequivocabili” si manifestano in partita, nel rendersi conto che il vento soffia sempre in poppa anche quando le cose sembrano mettersi per il peggio e che se i sogni anche più difficili e apparentemente irrealizzabili li si tramuta in ardenti desideri, questi possono diventare una realtà concreta, giorno dopo giorno, partita dopo partita. Altrimenti rimane tutto nel limbo dell’irrealizzato, con il rimorso eterno del “avrei potuto fare ma non ho fatto, ho avuto la possibilità ma non l’ho sfruttata”. Questo è esattamente ciò che è successo. E non solo in una partita, ma quasi nella metà tra quelle disputate. A partire appunto già dalla prima di campionato. Trasferta a Mestrino, avversaria l’Eagles battuta al tie break la stagione prima nella gara che aveva stroncato il tendine d’Achille a Murari, per quello che è a tutti gli effetti uno scontro diretto salvezza. Segala e Ghedini infortunati, Valle squalificato, Persona con un solo allenamento negli ultimi 8 mesi, Murari messo a fare il secondo libero, Bernardinello, Botez e Zanetti all’esordio assoluto oltre ad una serie infinita di acciacchi generali. Scendiamo in campo così. Vengono persi malamente il primo e il terzo set sul finale, rendendo vana la bella affermazione nel secondo e nel quarto siamo sotto di 6. Nessuno accenna una reazione, un moto d’orgoglio, nulla. Fisicamente siamo a pezzi, mentalmente pure peggio. E’ una gara che sta per trascinarsi verso un inesorabile 3-1 per la formazione di casa quando alcuni aquilotti, col dente ancora avvelenato per la sconfitta dell’anno precedente (chi anche militava nell’avversaria della finale) iniziano a ridere e punzecchiare. Se lo fai però a Persona, posizionato peraltro nel ruolo non suo di opposto, le conseguenze ci sono. Primo segnale: questa squadra non va provocata. Sta di fatto che tra un po’ di trash talking, qualche bel salvataggio tramutato in punto e alcuni errori dei padroni di casa che hanno smarrito certezze, la situazione viene totalmente ribaltata: raggiungiamo la parità al 20 e mettiamo la freccia. Al tie break è un’altra guerra di nervi, dove però ora siamo spiritati e ne abbiamo improvvisamente di più. La portiamo a casa noi ancora una volta. Quanto pesa un successo in trasferta su una diretta concorrente, specie se hai rovesciato una partita già persa? Qualcuno si interroga sul fatto di aver lasciato per strada un punto. La verità è che da 0 che ne meritavamo ce ne troviamo non si sa come 2 in tasca e qualsiasi sia il significato a fine anno, la sensazione è di una vittoria chiave. Le successive due partite sono in casa, entrambe contro due formazioni giovani: a farci visita prima Padova (under 17 del Kioene di Superlega) e in seguito San Donà (misto under 17-19 e vivaio della A3), gare nelle quali riusciamo a recuperare alcuni infortunati e a presentarci in una condizione fisica accettabile, mentre il gioco tarda ancora ad essere di livello. Solo i primi riescono ad impensierirci per un set, terminato tra errori horror sul 33-31 in nostro favore, mentre negli altri è una passeggiata della salute, con gli avversari che appaiono totalmente inesperti ed inadatti alla categoria, questo almeno fino alla gara di ritorno perché si sa quanto quei giovani possano crescere repentinamente come dopo un trattamento nella stanza dello spirito e del tempo. 3 gare, 3 vittorie su 3 scontri diretti, 8 punti, terzo posto in classifica. Dai, forse qualcuno sotto di noi lo mettiamo a fine stagione! Per essere però sicuri, serve trovarne almeno un’altra da gettare nella mischia per non retrocedere. Il match successivo a Bolzano Vicentino è per tutti uno scontro ad alta classifica, non per noi che invece sappiamo di andare a giocare da una delle pretendenti al titolo. Si fa visita al Simplast VBV, a punteggio pieno in coppia con Venezia e sopra di una lunghezza rispetto a noi. Il primo set, è tra i più belli dell’intera stagione, se non addirittura il più bello in assoluto. Coesione, ritmo, tecnica, entusiasmo il tutto unito alla spensieratezza di chi non ha nulla da perdere in questa partita. Funziona tutto: attacco, muro, difesa, servizio. A giudicare le 3 partite precedenti, non sembriamo nemmeno noi. Questa atmosfera incantata dura fino al 18-24 del primo set. Un sussulto d’orgoglio della capolista, un paio di difese strepitose, un paio di punti sporchi e di errori di sufficienza da parte nostra: un set dominato diviene improvvisamente un 23-24 e poco importa se poi Bolzano V.no ci consegna il set con un brutto errore, qualcosa si è inceppato e gli avversari hanno capito le nostre debolezze. Già dal set successivo sono i padroni di casa in veste militare a condurre le danze, di poche lunghezze ma quanto basta per condurre in porto il set. Da questo momento la gara finisce del tutto, poiché noi spariamo completamente dal campo. Monologo della capolista che ha vita facile nei successivi due parziali, vincendo con ampio merito e relativa facilità per 3-1, abbastanza impensabile ad inizio gara vista l’inerzia. Perdere ha un sapore amaro e a volte non sopportabile. Se poi ti devi subire anche giochi di parole sul fatto che “Legnago è stato legnato” ancora meno. A fine partita in spogliatoio si sente di tutto: tra chi vuole smettere di giocare, chi non vuole più battere in salto spin, chi dice che siamo scarsi, chi afferma che invece il nostro livello è molto simile o migliorabile rispetto a quello visto nel primo set. Un minestrone assurdo, ma d’altra parte a caldo l’adrenalina fa parlare di pancia o con qualche altra parte del corpo meno nobile, di sicuro non con la testa. Altro segnale: questa squadra detesta perdere. Non che a qualcuno in generale piaccia farlo, sia chiaro, o almeno così è lecito supporre, ma il fatto di non esserne abituati dopo la stagione precedente da imbattuti porta a vedere la sconfitta come un qualcosa di inaccettabile, come fosse una tragedia. Questa squadra vuole vincere sempre. Simplast VBV e Cus Venezia scappano via a braccetto, noi rimaniamo terzi in un mega gruppone di squadre raccolte in un paio di punti ma soprattutto con una rassicurante distanza sugli ultimi tre posti. Per una rivincita immediata occorre attendere 10 giorni, dato che la successiva gara di campionato viene rinviata per alcuni casi di covid nella squadra avversaria e si ritorna in campo il giorno dell’Immacolata in casa per la gara ad eliminazione diretta di Coppa Veneto contro i diciannovenni di Verona Volley. Al tempo il significato della lettera “B” accostato ad una categoria di gioco nel quale militare è per noi cosa totalmente ignota, ma quella “B” dal significato “Bastardidentro” invece ce l’abbiamo tatuata dentro da sempre. Si sa quanto ci teniamo ai derby scaligeri, specialmente contro certe squadre, così come è noto che non dimentichiamo facilmente certi gesti e rendiamo indietro tutto con gli interessi, quando conta farlo. Per questo, memori delle sceneggiate e degli spogliarelli a fine partita di un mese e mezzo prima nella gara persa al girone e vista l’incombente festa di Santa Lucia, sentitissima a Verona, decidiamo di regalare indumenti pesanti ai nostri spavaldi avversari, dato il -17 di scarto nel 3-1 con il quale vengono spazzati via, oltre ad un caldo e comodo posto in salotto dove vederci da casa la settimana successiva mentre noi siamo in quel di Caorle per la Final8. Prima di andare al Palamare tra le magnifiche 8, si passa però da Treviso in campionato. Dieci anni prima il Legnago di allora ci ha perso una finale play off per la B, contro ragazzoni finiti poi a giocare in massima serie negli anni a seguire. Fisicamente sono superiori, come pure loro rammentano negli articoli e fin li si sa, sono giocatori selezionati. La tecnica però è ancora troppo acerba, anche per una piazza esigente come quella orogranata. Sta di fatto che una trasferta molto temuta e spesso teatro di disfatte, produce uno 0-3 in pieno controllo, dove la quota massima che viene concessa è fissata a 20. Niente male davvero. Un altro bel balzo in avanti, siamo ancora terzi nonostante una partita in meno e si naviga in acque sempre più tranquille. La settimana dopo siamo finalmente a Caorle per la prima storica Final8 di Coppa Veneto, dilazionata in 3 giorni. 8 squadre, 2 gironi, si gioca al meglio dei 2 set su 3 per questioni di tempistica altrimenti impossibile, ci sono giovani arbitri da tutta Europa per il corso di abilitazione. Tutto spesato dalla Fipav Veneto, è l’opportunità per tutti quanti di vivere per una volta la sensazione meravigliosa di essere degli atleti privilegiati. Le 3 avversarie del girone sono tutte facce che non incontreremo in campionato. Siamo convocati per ultimi al venerdi essendo la squadra che arriva da più lontano, giochiamo anche per ultimi. Si comincia con un bel 3-0 su Avolley senza troppi patemi. Finalmente stanchi, sporchi ed affamati giungiamo in albergo, che poco dopo scopriamo essere quello che ospita “le squadre forti”. La location è meravigliosa, con una splendida vetrata vista mare sulla sala da pranzo e i nostri pigionali sono Campodarsego, Povegliano e Bassano. Fisicamente il confronto è impietoso, vediamo armadi a due ante ambulanti e disposti in rigoroso ordine davanti a noi. Sono squadre costruite per la B, se non già abbondantemente pronte per la categoria superiore. Viene da chiedersi cosa c’entriamo noi li in mezzo e che probabilmente è andata gran bene ad essere nell’altro girone in campionato. Indimenticabile la scena del nostro arrivo in sala la prima sera: tutti indossano le rispettive divise d’appartenenza e non vola una mosca, noi invece arriviamo vestiti tutti spaiati e con grida sguaiate. Sembriamo una scolaresca indisciplinata in gita, dove sia giovani che meno giovani vivono e si godono un evento al quale non hanno mai partecipato prima. A giudicare dagli sguardi, non si capisce se gli alieni sono loro o siamo noi. La mattina seguente, tra chi ha riposato e chi no, si scende in campo già di buonora per il match successivo: tra freddo, acciacchi e sonno, ne esce un tirato 2-1 contro Piove di Sacco, che ci spalanca già le porte della semifinale. La gara successiva contro Campodarsego serve a far scendere in campo tutta la rosa effettiva, per fare un po’ di turn over visto l’elevato numero di partite in pochi giorni. Loro sono una squadra col dichiarato obbligo di vincere tutto, difatti ci stritolano facilmente 3-0 e si prendono il primo posto. Non c’è neanche tempo per svestirsi che subito si gioca la semifinale: altro test durissimo, contro l’altra super corazzata Povegliano. Giochiamo bene, stiamo avanti quasi per tutto il primo set, accarezziamo l’idea di potercela fare e di arrivare in finale. Purtroppo però non siamo ancora orientati verso quella mentalità d’alta classifica nella quale invece gli avversari navigano già da settembre e ogni minimo errore commesso dopo il 20 si rivela fatale: perdiamo con onore 2-0, niente finale primo posto, si va per il bronzo. Finalmente dopo una maratona di 3 gare in un giorno ci possiamo rilassare e divertire, dando sfoggio della nostra indole da sagra paesana per le vie di Caorle sia il sabato sera che la domenica mattina. Serve per prepararsi al meglio per la finalina contro il temibile Cus Padova. Iniziamo male e andiamo sotto, ma recuperiamo e ci aggiudichiamo la contesa al terzo set nonostante alcune decisioni arbitrali un po’ discutibili. 2-1 è finita, ci prendiamo il podio e lasciamo agli avversari il cucchiaio di legno. Noi in quel momento non lo sappiamo ancora, ma quel Cus Padova avrà un ruolo determinante nella storia di questo campionato. Torniamo a Legnago con la coppa del terzo posto, che considerando il valore espresso dalle finaliste vale come un oro. Della rassegna iridata di Caorle, si ricordano i quasi 100 punti messi a segno da uno scatenato Segala in un weekend, il ritorno in campo dopo 7 mesi di Murari, l’inizio della telenovela dirigenziale Cip&Ciop, che a qualcuno piace sgranocchiare ghiaccio sulle note di “Perdere l’amore” di Ranieri e che il povero Gobbetti non può entrare nel pulmino della squadra onde evitare rappresaglie. E’ solo dicembre e abbiamo già vinto un’altra coppa, peraltro nemmeno messa in preventivo, che senso ha spingere ancora in campionato se non per l’obiettivo minimo prefissato all’inizio? Anche perché la classifica è abbastanza delineata: Simplast VBV e Cus Venezia sono scappate via a punteggio pieno, anzi, a quota 21 hanno pressochè doppiato i nostri 11 punti, sebbene abbiamo due gare in meno disputate. La cosa incredibile è che siamo ancora terzi, nessuna delle altre ci ha superato e anzi, il margine sulle ultime è rassicurante. Trascorrono le vacanze di Natale e l’anno nuovo non porta buone notizie: il covid inizia a flagellare squadre su squadre e la nostra non fa eccezione, tanto che la federazione è costretta a sospendere tutto. Tra continui rinvii la data della ripresa è fissata a metà febbraio. Allenarsi a gennaio, in queste condizioni, è quasi un’agonia. Non mancano gli allenamenti dove si è in 4 o in 5 e dove la speranza di riprendere si affievolisce sempre di più. Ma soprattutto, con quali motivazioni e stato di forma riprendi, se riprendi? Le risposte non tardano ad arrivare, specialmente dopo che nel calendario di febbraio vengono inseriti in infrasettimanale i due recuperi degli incontri non disputati in dicembre: in 18 giorni abbiamo un tour de force di 5 partite, peraltro tutti scontri diretti con squadre in lotta per la salvezza, perché si sa che quello è il nostro traguardo. Si comincia con il recupero casalingo contro Sefamo Povolaro e da questo momento torna a manifestarsi in riva all’Adige un morbo che nella prima parte di campionato non aveva dato sintomi, ma che invece era stato presente nella stagione precedente. E’ una malattia della quale noi e forse solo noi siamo affetti e per la quale gli studiosi, nonostante le numerose ricerche, ancora non hanno trovato risposte, né logiche né scientifiche. E’ la “Sindrome del 3-1” o “treunite”. In sostanza le nostre gare terminano 3-1. Gli effetti maggiori sono quelli di portarsi in vantaggio, quasi sempre di 2 set, giocare il terzo in maniera orribile perdendolo, per poi avere una reazione al quarto e portarla a casa. Contro Povolaro, dopo quasi 2 mesi di stop, esce una partitaccia adatta davvero a pochi intimi, ma l’andamento è quello: andiamo avanti di 2, giochiamo malissimo il terzo, restituiamo il favore al quarto. 3-1 e si va. Ricomincia finalmente il campionato per tutti e si riprende dalla prima giornata di ritorno, sicchè le ultime 4 giornate del girone d’andata verranno recuperate alla fine. Di nuovo in casa, arriva Eagles Mestrino. Solo vittorie al tie break nei precedenti, ma stavolta ci servono i 3 punti: gara in fotocopia di quella di 4 giorni prima, si va sul 2-0, si prende sonno al terzo, si asfaltano gli avversari al quarto ed è un altro 3-1. Le prossime 3 gare sono tutte contro squadre giovani, che di norma a quell’età sono consuete crescere sia a livello fisico sia a livello di gioco. A Padova, alla Kioene Arena dove si giocano gli incontri di Superlega, il campo è insidioso e c’è il rischio di non prendere le misure con un palazzetto al quale non si è abituati. Di aumentata però c’è solo la strafottenza di chi ancora non ha dimostrato nè vinto nulla nel mondo del volley, né tantomeno se lo può permettere dato l’ultimo posto. Ci viene anzi dato un antidoto temporaneo per la “treunite”: ne esce uno 0-3 da sbadigli e sonni tranquilli, che bissa quello dell’andata. Neanche il tempo di lavare le divise che dopo 3 giorni siamo nuovamente in campo per l’altro recupero, stavolta contro la 19 di Montecchio Maggiore. Sappiamo che sono una formazione da prendere con le pinze, ma la facilità con cui vinciamo il primo set ci illude. I ragazzi dell’Anodica entrano in partita e impattano sull’1-1, noi invece giochiamo proprio male. Così male da fare l’intero terzo set sotto, anche di 6 o 7 lunghezze, con la differenza che stavolta non siamo in vantaggio e c’è il concreto rischio di lasciarci le penne. Gli ospiti però non ne approfittano, sprecando una quantità industriale di servizi e attacchi facili. Ecco un altro segnale: se puoi affossare questo Legnago, fallo. Non lasciarlo in gioco. In qualche maniera riusciamo a recuperare, trovando la parità a ridosso del 25: una palla sull’asta, un ace di De Veis ed è sorpasso per la prima volta e vittoria del set. Il quarto scivola via liscio come l’olio come di consueto, ma dopo aver tremato e non poco. In vista della trasferta di San Donà di Piave perdiamo un paio di pezzi per strada ma facciamo quadrato e ci presentiamo per attraversare il fiume. Scendono in campo le seconde linee per dare un po’ di fiato al sestetto titolare e nonostante una gara stentatissima si va sullo 0-2. Manco a farlo apposta il set successivo è da film horror, tanto che i giovani padroni di casa fiutano una improbabile impresa e si scaldano un po’ troppo oltre il consentito, spinti dai genitori sugli spalti. Una rapida telefonata al 115 e l’incendio viene immediatamente domato, lasciandoli con la stessa sensazione di chi va a Roma senza aver visto il Papa. Tocca pure sentirsi dire a fine partita che siamo brutti, cattivi e antisportivi, quando ci sono qualcosa come 20 o più punti di differenza in classifica. Appunto. Ma un momento: la classifica! Impegnati come eravamo febbraio è letteralmente volato via, ma le altre che hanno fatto? Dietro di noi nessuno ha minimamente tenuto il passo, figurarsi le ultime. Noi continuiamo a parlare di salvezza come avessimo il paraocchi, ma ci rendiamo conto che la distanza sulla zona rossa è ormai pressochè incolmabile e a ridosso dell’aritmetica certezza: l’obiettivo è stato raggiunto. Ma allora quelle davanti? Bolzano Vicentino ha continuato la sua marcia ed è ancora a punteggio pieno, solo che adesso i punti di distacco non sono più 10, ma 4. Cus Venezia invece ha mal digerito la ripresa, ha perso praticamente la metà dei punti che erano in palio e l’abbiamo agguantata al secondo posto a pari merito, anche se loro sono davanti per un miglior quoziente set (dannazione!). E la giornata successiva che succede? C’è lo scontro diretto al Pala Frattini proprio contro Simplast. E’ la partita che ti può far capire se sei veramente forte e pronto per certi livelli o se tutto è stato solamente un caso. E’ la partita che ti può far cambiare obiettivi in corso d’opera. E’ la partita della rivincita per quell’andata iniziata così bene e finita malissimo, quando ti sentivi tanto piccolo a cospetto dei grandi. Il campo come sempre dà risposte inappellabili: Bolzano Vicentino, fin li a punteggio pieno e con solo 3 set persi, viene seppellita al 15 e al 17 nei primi due perfetti parziali. Inevitabile la frenata fisiologica al terzo, ma al quarto è ancora un lungo assolo legnaghese, nonostante qualche brivido in conclusione: alla fine è un’invasione a rete avversaria a segnare la fine delle ostilità e a far iniziare la festa. A fine partita, ci sentiamo sghignazzare sotto rete i complimenti per essere saliti in Serie B. Come detto per noi, perdere fa male. La capolista è caduta, ma è ancora prima. Noi adesso siamo li a -1. E Venezia che ha fatto? In laguna si continua a soffrire di mal di mare e Cus Padova (ricordate?) è passato all’Arsenale al tie break. Gli alfioi vengono così scavalcati di 2, noi siamo secondi per la prima volta. Dietro il vuoto totale. Ora è iniziato davvero un nuovo campionato, quello dove tu non sei più la matricola, ma sei una delle pretendenti alla promozione , pertanto in ogni partita da qui alla fine chiunque giocherà contro di te alla morte. Per non distrarci e non soffrire di mal di montagna, noi facciamo finta che la salvezza sia stata spostata ad una quota punti più alta: una sorta di campionato improbabile dove a salvarsi è soltanto la prima, mentre dalla seconda in giù retrocedono tutte. Può funzionare, chissà. Si riprende da Povolaro, trasferta temibile ma è una squadra che ci porta bene, dato che abbiamo vinto 3 volte contro di loro in 2 anni: partita gemella brutta dell’andata, solita trama trita e ritrita, terzo set che forse vince la medaglia come più brutto dell’intera stagione (si parte sotto 7-0 con il centrale di casa che serve piedi a terra) e alla fine epilogo noto. Se esistessero scommesse a questi livelli sarebbe quasi da puntarlo il 3-1 per Legnago pensa qualcuno. Le altre vincono e la prossima c’è Treviso in casa. A noi manca Bissoli G impegnato con le gite a Londra, Ghedini è chiamato a sostituirlo. Loro sembrano ancora più grandi e grossi rispetto all’andata, appaiono sicuri e vogliosi di riscatto, tanto che manco salutano prima della partita. Si prospetta una gara difficile. Gli unici problemi della serata saranno invece l’infortunio di De Veis (comunque non grave) e quello di trovare posto in pizzeria in orario di punta, visto che abbiamo anticipato alle ore 18 e che sempre 18 sarà la quota massima fatta toccare per pietà ai giovani leoncini, dopo averli tenuti sotto al 15 negli altri due, quanto basta per far abbassare le orecchie e far capire chi comanda. Là sopra tutto come prima. Tuttavia, se qualcuno ci chiede qual è stata la partita chiave, la gara della svolta, la battaglia che ha segnato inequivocabilmente la storia di questo campionato facendocelo vincere, altrimenti ora saremo qui a parlare di altro, è quello che è andato in scena a Montecchio il 26 Marzo. La classica partita che ti ammazza un campionato, la partita che se la rigiochi 100 volte uguale la perdi tutte 100. I diciannovenni dell’Anodica giocano quella che presumibilmente è la partita della vita: laterali ed opposto metteranno assieme 54 punti, tirando come forsennati per tutta la gara. Incrollabili in ricezione, infermabili in attacco, senza contare che dai 9 metri fanno continuamente piovere lavatrici nella metà campo legnaghese. Per la prima volta dalla prima giornata di campionato, perdiamo il primo set. Rimaniamo in balia degli avversari anche nei successivi, anche se l’esperienza di Persona e Valle aiutano a togliere le castagne dal fuoco. Sul 21-23 del terzo la svolta madre: finiamo sotto 24-23. Basta un punto per farci crollare fisicamente e mentalmente, lo sappiamo e lo sentiamo. Questa è persa. La verità è che Montecchio non avrà a disposizione un solo punto, ma ne avrà ben 5 consecutivi. Resistiamo alle bordate e rispondiamo con la testa. 5 set point annullati, sorpassiamo. Alla fine Segala scardina la difesa. 28-30. Saltiamo in campo come avessimo già vinto, lo percepiamo chiaramente che siamo stati sull’orlo del baratro. Sono i famosi segnali di cui si parlava. Alla fine sarà battaglia anche nel quarto ma vinciamo 1-3. Per lunghi tratti meritavamo 0 punti, ne portiamo via 3. Lo sappiamo di aver fatto un’impresa, che le avversarie in pizzeria ci hanno guardato mentre eravamo li sul filo del rasoio. Ma siamo ancora li. La strada è ancora in salita. La gara dopo arriva Cus Padova a Legnago, voglioso di riscatto per quella finale di Coppa Veneto e che già ha dato dispiacere a Venezia. Giochiamo malissimo. Quante squadre possono dire di essere state sotto per almeno 3 set e mezzo e di aver vinto? Noi siamo tra quelle. Il primo set sbagliamo 10 servizi. Stiamo sotto di 5 punti costanti. Ma se non ne approfitti, succede che raggiungiamo la parità al 24 e mettiamo la freccia al 26 con due muri di Vicentini F, che non è propriamente il suo fondamentale migliore. Eppure. Stessa sorte nel secondo set, sempre sotto fino al 23. Anche qui, mettiamo la freccia e passiamo noi. Al quarto, dopo che la gara sta finalmente prendendo una bella piega, subiamo un parziale di 0-5, che sarebbe anche 0-6 se l’arbitro non ravvedesse una discutibile invasione aerea del palleggiatore avversario. Subito dopo entra ace-man Bernardinello e bacia l’incrocio delle linee al servizio. Sono segnali, ancora segnali. Finisce pure questa 3-1, portando a 11 le vittorie consecutive peraltro tutte da 3 punti, la miglior striscia positiva del girone. Prima delle vacanze pasquali, arriva lo scontro diretto all’Arsenale. Simplast è ancora capolista, seguiamo noi a -1 e Venezia a -3. Sappiamo che sarà durissima e che molto passerà anche da questa partita. Ma ancora una volta i segnali, quei segnali: il primo set siamo sotto 24-20, siamo già praticamente con le borse in mano per il cambio campo. Tuttavia va in battuta Botez ed inizia una clamorosa rimonta: Persona e Segala chiudono la saracinesca a muro, Venezia va in confusione e finisce 24-26. Abbiamo stavolta il demerito di non approfittarne per finire un avversario che ha palesemente accusato il colpo, ma che ciononostante rimane in partita e non demorde. Anzi, nelle stesse modalità cediamo secondo e terzo set. Perdiamo Valle per infortunio al gomito dopo un tentativo di salvataggio disperato. Al quarto l’aria è quella di un funerale, ma Venezia, provata per la grande rimonta, tira il fiato: quasi senza accorgercene, ci troviamo a comandare il set e a portare tutto al quinto. Gli alfioi però ne hanno di più e cediamo stancamente, alzando bandiera bianca dopo 11 giornate trionfali. Neanche il tempo di metabolizzare il tutto, tra la fretta di chi deve prendere il vaporetto per tornare sulla terraferma e chi deve cercare un locale in centro, che la vana speranza riposta in Montecchio di fermare la capolista viene spazzata via in un’ora. Quando si perde è così. Non lo facevamo da novembre, ora è aprile. La testa non ragiona, parlano le altri parti del corpo. Tra chi cena a Mestre e chi ha scelto di trascorrere la notte nel capoluogo veneto, l’idea fissa è soltanto una: abbiamo perso il campionato. Per noi era troppo, i nodi alla fine sono arrivati al pettine. E così, tra chi torna a casa nella Bassa e chi passa una notte da leoni per poi risvegliarsi tra canti gregoriani la mattina seguente, la notte fa il suo corso. Così come trascorrono le vacanze di Pasqua, utili a ricaricare le pile e a pensare a mente fredda e lucida su cosa sarà nel successivo mese e mezzo. Un momento. Quale era il nostro obiettivo prima di Venezia? Non farci scavalcare. Bene, sarebbe stato meglio vincere ma il secondo posto è rimasto, seppur ora con un solo punto di vantaggio. Bolzano è scappato a +3, ha una vittoria in più e un quoziente set nettamente superiore al nostro, oltre ad una rosa giocatori molto esperta, ma ha da questo momento il calendario più difficile tra tutte. E se pensassero di averlo già vinto il campionato? Calcoliamo che per riuscire ad arrivare primi ci occorrono 18 punti nelle ultime 6 gare e che Simplast deve perdere almeno 4 punti. Se perdiamo altri punti tutto si complica ulteriormente. Ma le teorie sono teorie e noi invece servono i fatti concreti. Abbiamo bisogno di motivazioni ed ottimismo. Le motivazioni ce le dà Belluno, sceso a Legnago dopo oltre due ore col chiaro intento di animare la serata (due rossi diretti rimediati per proteste poco ortodosse) e di rompere le uova nel paniere, ricordandoci già dalla fase del riscaldamento che non siamo ancora in B. Non capendo l’ironia, reimpostiamo il navigatore degli ospiti nella metà del tempo che occorre per ritrovare la via di casa sulle Dolomiti con un buon 3-0. Le motivazioni arrivano invece direttamente da Bolzano Vicentino: Cus Padova (proprio loro) fa il bis portandosi via anche lo scalpo del Simplast dopo Venezia, espugnando il Lisiera 2-3. Siamo di nuovo li addosso. La settimana dopo all’Arsenale si affrontano la terza e la prima: la formazione vicentina fa un’altra caporetto in trasferta e abdica per la prima volta dopo mesi. Noi vinciamo in casa del fanalino di coda Lupi Rossi, ridotto a giocare in 6 contati dopo una stagione travagliatissima e dal 30 Aprile c’è una nuova capolista: siamo proprio noi. Maggio è il mese più importante, perché per la prima volta lo affrontiamo da primi della classe. Il test della verità si vede subito: trasferta a Padova contro il Cus, che per non fare torti a nessuno, vuole il terzo scalpo. Ma i segnali, quei benedetti segnali. Noi per Cus Padova siamo come la kryptonite per Superman. Ne esce un’autentica battaglia, in un palazzetto rumorosissimo. Andiamo sotto, rimontiamo, guerra di nervi sotto rete e anche con gli arbitri, la posta in palio è altissima. Alla fine però, ne abbiamo di più noi. Ancora un 1-3. In due incontri ben 6 set sono finiti ai vantaggi e 5 di questi li abbiamo vinti noi. Quando si dice che la differenza la si fa dopo il 20… Le altre vincono ancora e si arriva così allo scontro della verità contro Venezia in questa condizione di classifica: noi 51, Venezia 50, Bolzano 49. La settimana che precede la partitissima del Pala Frattini vive un’atmosfera di fibrillante eccitazione, dove tra volantinaggio e annunci sui maxischermi in piazza si prospetta il tutto esaurito. La città ci crede. Al giovedì una notizia direttamente dalla federazione scuote l’ambiente: i Lupi Rossi sono stati espulsi dal campionato, di fatto tutte le gare contro di loro vengono annullate così come i punti in classifica guadagnati. Erano la nostra ultima avversaria. La classifica si ridisegna così: noi 48, Venezia 44, Bolzano 43 dove però noi avremo solo due partite in calendario, le altre 3. Significa che non possiamo più sbagliare. Già che la tensione era poca, perché non aggiungerne altra? Finalmente sabato 14 Maggio: le temperature proibitive trasformano il Pala Frattini in un forno, gli spalti sono totalmente gremiti per quella che è la gara di pallavolo maschile più importante giocata a Legnago nell’ultimo decennio. Se anticipiamo l’epilogo che gusto c’è? Eppure ormai il binomio Legnago-3a1 è cosa consolidata. Gara combattutissima, avanti noi 2-0 giocando divinamente. Ritorno prepotente di Venezia, all’ultima spiaggia e costretta a dare il tutto per tutto. Il quarto siamo avanti ancora noi, continuamente, ma inizia a prendere il sopravvento quella maledetta paura di vincere. Quando ti avvicini a qualcosa di veramente troppo grande. Andiamo avanti di 4-5 lunghezze ma ci facciamo sempre rimontare. Sul 24-22 siamo li ad un passo da un qualcosa di assurdo. Due errori ci riportano sulla Terra. La paura e i pensieri crescono. Abbiamo fatto un intero campionato a rimontare situazione difficili o impossibili, stavolta il karma ci punisce proprio nella sfida decisiva. E’ scritto che perdiamo ai vantaggi e poi al tie break, tutto finito. Non in questo campionato. Il capitano di Venezia sbaglia il servizio. L’azione successiva l’opposto non finalizza, noi salviamo la palla, che viene alzata a Bissoli G che a sua volta trova un filtrante beffardo in mezzo al muro, di quelli che spiazzano e paralizzano la difesa. La palla cade, è 26-24. Inizia la festa. Venezia è matematicamente fuori dai giochi per il primo posto, a noi bastano 2 punti o dobbiamo sperare che Bolzano Vicentino perda in caso di nostra sconfitta. Si va a Belluno per l’ultima, per quella che dovrebbe essere una passerella contro una squadra già salva. Ci seguono una quarantina di tifosi. Ma dopo un campionato del genere, c’è anche solo una remota possibilità che quella possa essere una partita “normale”? Neanche per scherzo. Due azioni di numero, Valle si infortuna alla caviglia. Manca Ghedini, dentro Bernardinello. Man mano che la partita va avanti la tensione aumenta, la sentiamo troppo. Dall’altra parte invece giocano senza timore e col chiaro intendo di non far festeggiare nessuno per grazia ricevuta. Si va sotto 1-0. Valle viene rimesso miracolosamente in piedi con una caviglia anestetizzata, ma la musica non cambia. Belluno continua a giocare al massimo, noi abbiamo sempre di più il peso addosso di quella che una semplice formalità è diventata un’impresa impossibile. Siamo li ad un passo dalla storia e stiamo buttando via tutto. Siamo stati granitici per un’intera annata e ci squagliamo come un budino al Sole nell’ultimo metro. 1-0 e 21-13 nel secondo set per Belluno, è una partita finita. Chi crede ancora ai segnali è solo un povero pazzo. Andar sotto 2-0 equivale ad una disfatta, lo si vede negli occhi di tutti che manca quella forza interiore per girarla e che invece sarà un 3-0 disastroso. Su youtube invece il video di questa partita c’è, per cui quel che è successo dopo non è fantasia. Doppio cambio palleggio-opposto, due punti a fondo campo di De Pietri. Belluno sbaglia e, come all’andata, sbrocca con gli arbitri. Primo cartellino rosso. Altro punto nostro, poi Belluno spezza l’incantesimo ma spreca di nuovo. Valle mura il laterale, Segala cancella l’opposto, altra sfuriata dei bellunesi e vola un altro rosso. Sta succedendo qualcosa di pazzesco. Valle sfonda in diagonale, Botez mura di nuovo l’opposto, Bissoli G indovina un angolo remoto in fondo al campo in pipe. 22-25. Un parziale di 1-12 a questi livelli, in queste condizioni mentali. Roba mai vista. L’avete capito tutti o no che questo è il nostro campionato? Nostro, nostro soltanto. Il resto passa alla storia. C’è tempo anche per Murari di chiudere con un punto un cerchio di un anno dopo l’infortunio, prima che al De Mas non si capisca più nulla. Siamo in Serie B. Siamo la squadra che riporta Legnago a livello nazionale ad 11 anni dall’ultima volta ma abbiamo un privilegio enorme in più: siamo i primi a farlo vincendo sul campo. Le altre volte era successo per acquisizione del titolo, ma mai nella storia una formazione di volley maschile legnaghese aveva vinto un campionato di Serie C. Abbiamo fatto un qualcosa di impensabile, che necessita di molto tempo per poterlo metabolizzare a pieno, ma alla fine i numeri dicono che abbiamo ragione e che abbiamo vinto con pieno merito. 54 punti totalizzati su 60 a disposizione, 18 vittorie su 20 (miglior score v/s), maggior numero di set vinti (57) e minor numero di set persi (19) nonostante la “treunite” che ci danno anche il miglior quoziente set del girone. 10 vittorie su 10 in casa, 30 punti su 30 raccolti al Pala Frattini che se si considera pure la stagione precedente portano a 2 anni di imbattibilità casalinga in campionato senza aver mai concesso un solo punto. Un miglioramento costante e continuo, una fame e voglia di vincere da parte dei “senatori” che è stata trasmessa alla perfezione ai “giovani” durante i post partita, le cene e i ritrovi, quando serve fare spogliatoio, quando serve fare squadra, quando serve remare tutti quanti nella stessa direzione. Siamo partiti in punta di piedi, da neopromossi, abbiamo saputo inseguire per un intero anno prima al terzo posto, poi al secondo, per passare infine davanti a tutti a maggio, quando conta farlo. Non si vincono i campionati a novembre, dicembre, gennaio o febbraio, si vincono a maggio. E noi siamo stati nel posto giusto al momento giusto. In due anni siamo passati dalla Serie D alla Serie B, grazie ad un gruppo vincente come pochi altri. Non avevamo i favori del pronostico, ma abbiamo sempre avuto fame e mentalità, doti che ci hanno permesso di arrivare dove in molti altri costruiti per farlo non sono arrivati. Abbiamo avuto il merito di essere la migliore società sportiva di tutta Verona per l’anno 2021/22 grazie al terzo posto in Coppa Veneto e al primo posto in Serie C, motivi per il quale il CONI ci renderà omaggio. Grazie a noi, agli allenatori, alla società, agli sponsor, ai nostri splendidi tifosi e a tutti quelli che nelle varie partite ci hanno motivato con occhiatacce e battutine sotto rete. Alla fine tutto torna. Alla fine a vincere è stato Legnago.

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